Shutter Island: il mistero che non c’è

Credo che Shutter Island sia un film intelligente.
Martin Scorsese attraverso di esso riesce ad affrontare temi quali il delirio post traumatico, l’intellegibilità dei sogni, la psicologia, i diversi approcci possibili alla psichiatria, il labile confine tra lucidità e follia, mescolandoli assieme sapientemente e struttulandoli in modo credibile con abili scelte di sceneggiatura e di regia e soprattutto masticandoli un po’ prima di darli in pasto alla platea. Scorsese conosce il cinema, sa che comunicare significa far comprendere al proprio uditorio un messaggio, una storia. Conosce il linguaggio di Hollywood e lo utilizza cercando di accontentare sia la massa accorsa per il titolo da blockbuster, sia chi nel suo cinema ricerca la finezza, la ricerca, l’impalcatura.
Il regista mette assieme tanti elementi (esperimenti nazisti su pazienti psicolabili, trauma da campo di concentramento, perdita d’identità, cospirazioni governative, approccio Basaglia alla cura psichiatrica) cerca di nasconderli confondendo un po’ le acque, ma senza complicare troppo, senza permettere che il suo pubblico se ne esca dalla sala con dubbi irrisolti. Lo fa, paradossalmente, attraverso un Thriller che proprio per come è stato concepito, per come è condotto, porta a credere nel mistero, a ricercarlo e forse anche a pretenderlo! Ecco perchè si sono letti tanti pareri negativi sulla scontatezza del finale, sull’eccessiva chiarezza di alcuni passaggi che sarebbe dovuti essere più criptici. In realtà l’intento credo non fosse quello. Bensì trasportare lo spettatore in una dimensioni di confusa realtà, dandogli continui ganci per comprendere la storia al meglio. Senza esagerare con l’ermetica, che non ha mai contraddistinto il suo cinema, senza tradire la propria voglia di comunicare. Può piacere, può infastidire, può lasciare indifferenti se non si coglie questa dimensione del suo modo di fare cinema. Personalmente pur amando i finali a sorpresa e le sceneggiature intricate, è proprio quello che ho apprezzato di più.
Oltre ad un Di Caprio da Oscar ovviamente…

Psy

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5 Risposte to “Shutter Island: il mistero che non c’è”


  1. 1 groovenauti marzo 27, 2010 alle 12:17 PM

    Nooo l’hai visto! Ci sei stasera? Max Producer

  2. 3 elena marzo 28, 2010 alle 7:30 am

    Come dice Luca il film può essere davvero definito “intelligente”. Dal punto di vista dello spettatore l’attesa e l’attenzione rimanono sempre alte, la complessità medio – alta delle dinamiche stuzzica il ragionamento e non lascia passivi davanti allo schermo. Sottoscrivo la recenzione di Luca credo frutto anche di una discussione condotta assieme a caldo.
    Non credo assolutamente sia un film scontato come qualche recensione lo ha definito, anzi, allo spettatore vengono dati gli strumenti in momenti ben precisi per entrare nel vortice e giungere alla soluzione, ma non prima che il regista lo desideri.

  3. 4 Nicola marzo 28, 2010 alle 8:30 am

    Buono, buono, devo ripigliarmelo, ci si vede merc

  4. 5 viapalermo23 marzo 30, 2010 alle 9:15 am

    Eh no è. Leonardo di Caprio è il classico attore che viene associato a un unico film (tipo Elijah Wood o Daniel Radcliffe), e in tal caso mi riferisco allo strappa-lacrime Titanic, e per questo si è giocato tutta la sua carriera e non pare più credibile! Eheheh ovviamente scherzo…ho anche rivalutato Jason Biggs in “Anything Else”, seppur sia il protagonista di “American Pie 123456789101112ecc.”.
    A presto!
    Fury


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