Di seguito pubblico come da tradizione la classifica di quelli che a mio parere sono stati i migliori dischi dell’anno. Quella del 2010 è stata un’annata davvero molto ricca di uscite sia in abito hiphop che rock, dub step e soul. E se sul primo posto di Aloe Blacc con il suo suono a metà tra Marvin Gaye e Steve Wonder creato dalla geniale band dei El Michaels Affairs, non ho mai avuto dubbi fin dal primo ascolto, gli altri album se la sono giocata fino all’ultimo. Rimangono fuori a malincuore dischi come “New Amerikah part 2” di Erika Badu, “Gutter Water” di Oh No + Alchemsit, “III” di The Budos Band e soprattutto 2 dischi che hanno segnato il mio 2010 ma che non essendo dischi usciti quest’anno non ho inserito nella classifica: Fat Freddy Drop “A true story” e “Mr Bondigga”. Sarebbero ai primi posti. Decisamente. Procurateveli.
Qui potete scaricare e ascoltare una playlist di 30 minuti con pezzi tratti da alcuni degli album in classifica (è in mono causa problemi tecnici):
Playlist 2010 compiled by Luke.
Per vedere la classifica del 2009 clicca qui.
Psycho
Sto ascoltando il file musicale e segnando gli ascolti da approfondire o recuperare. Purtroppo Kanye West – come Eskmo per esempio (bell’album!) – mi è arrivato a classifica già consegnata a Rumore e neanche ho preso in considerazione di ripensarla per il blog… però a dirla tutta ancora devo capire se lo avrei inserito nei 10. Di certo è un buon disco. Magari scriverò qualcosa in merito sul blog. Intanto ti consiglio l’album di Ghospoet in uscita su Brownswood (qui http://www.gillespetersonworldwide.com/2010/06/ghostpoet-the-sound-of-strangers-ep-free-download/ trovi il precedente EP in free download ma l’album è più bello).
Grazie per il commento Luca. Kanye è stata una scelta particolare…normalmente gradisco un hiphop più di matrice anni ’90, sponda wu-tang o def jux, più sporco quindi, ma da “808” in poi mi sta piacendo tantissimo la cura che Kayne mette nelle produzioni e le intuizioni che ha. E’ come se riuscisse a nobilitare il genere, ad elevarlo dalle strade agli attici, orchestrandolo, dandogli quella manificienza che contribuisce a renderlo universale. Certo poi ci sono le cadute di stile, i feat un po’ più fiacchi o qualche scelta un po’ troppo barocca, ma nel complesso questo ed il disco precedente contengono elementi nuovi per il genere, o quantomeno utilizzati come mai prima.
Grazie mille per la segnalazione! Vado a sentirmi Ghostpoet!
Luca