Ci sono libri che ti entrano dentro già dopo poche pagine, altri che non lo fanno neanche dopo letture insistite, e poi ci sono quelli che sono già dentro di te, come se fossero un’estensione dei tuoi pensieri o un modo per ordinarli: un ordine che qualcun altro ha dato per te, con parole che difficilmente riusciresti a buttare su un foglio alla stessa maniera. Sono i libri forse più difficili da recensire, anche se qui l’intento recensorio non è propriamente quello classicamente inteso ma è più vicino ad un commento da lettore appassionato del tema. E’ il caso di “Altro tiro, altro giro, altro regalo”, il libro di Flavio Tranquillo, giornalista sportivo in forze a SkySport noto a tutti coloro che in Italia amano la palla a spicchi e quei due cesti posizionati in cima a due pali a nobilitare spiazzi di cemento, asfalto o parquet.
Flavio, il tono confindenziale è voluto perchè mi pare di conoscerlo da sempre, lo palesa già in copertina: non si tratta di una biografia di stampo classico nè postmoderno, piuttosto di una rapsodia di elementi, di un condensato nemmeno troppo ordinato (anche se ci sono i quarti a scandirne l’incedere, proprio come in una partita di “baloncesto”), di uno scritto istintivo, giustapposto e passionale quanto lo sono le sue telecronache.
Dentro ci finiscono l’etica del gioco e della giustizia (sportiva e non solo), i dietro le quinte in cabina di commento fin dai tempi delle prime emozionanti telecronache per le tv locali di quella Milano che ha visto picchi altissimi di basket ai tempi di Premier, Meneghin, D’Antoni; ed anche incursioni in argomenti spinosi quali la gestione dei giocatori italiani in serie A, i drammi di baskettopoli, il ruolo degli arbitri.
Episodi, situazioni e persone analizzate sempre con una pluralità di punti di vista che, chi non è abituato a sentire già le telecronache di Flavio, non si aspetterebbe nel giornalismo sportivo nostrano, troppo spesso intento a sentenziare e giudicare più che a raccontare e a sfaccettare. Quale che sia l’argomento, non esistono ne morali ne giudizi di merito ne prese di posizioni assolute: la pluralità dei punti di vista, ancorchè provenienti da un unica persona, è il valore che più impressiona e caratterizza le oltre 200 pagine di questo libro che più che essere una biografia è un omaggio al gioco della pallacanestro.
Il rischio, consapevole, che corre Flavio in certi frangenti è quello del moralismo, ma si tratta di un fraintendimento possibile solo a chi confonde tra loro etica e morale. Lo spiegare il perchè nel basket prevalgano atteggiamenti virtuosi qualora se ne capiscano le dinamiche di gioco completo, elegante, dignitario, lo sviscerare i comportamenti che più si addicono al gioco e che questo contribuisce ad esaltare, non è “fare la morale” bensi mostrare ciò che di più corretto ed etico contraddistingue il Gioco (espressione mutuata da The Game, seminale libro sul basket di strada di Peter Axthelm): un gioco che è fatto di talmente tante variabili all’interno dell’infinità di azioni che contraddistingue una partita, che non può ad esempio essere relegato ad un solo episodio da ritenersi decisivo all’interno dei 48 minuti, un gioco che rappresenta “una livella” perchè dentro a quel rettangolo non importa chi tu sia fuori o che storia tu abbia: dovrai dimostrare chi sei li dentro e dovrai farlo rispettando quel Gioco. Va da se che etica, morale, valori si mescoleranno in quello che è, a detta di Flavio e anche di chi scrive, lo sport più bello e completo del mondo.
Di altro giro non potrei dire che bene fondamentalmente, e consigliare di leggerlo non solo a coloro che sono innamorati della pallacanestro, ma anche a chi vuole provare a capire in quali altri modi può essere visto uno sport: oltre il tifo, oltre la critica sportiva, oltre la passione pura.
“Sono sicuro che nessuno ricava più piacere da denaro e potere di quello che ricavo io nel vedere due canestri in una palestra”, recita la frase di James Naismith (l’inventore del Gioco) riportata come incipit dell’ultimo capitolo del libro, beh sono altrettanto sicuro che nessuno ricavi più piacere dal leggere questo libro, di uno sportivo nel vero senso del termine.
Luca “Luke” Mich
@LucaMich23
(fotoby Luke: Coney Island, New York, 2012)
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