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I migliori dischi del 2014 – compiled by Luke

Tradizione/tentazione dura a morire quella di compilare la classifica dei migliori dischi dell’anno. E dopo un 2014 in grado di regalare diverse perle, soprattutto in ambito elettronico/R’n’b e da parte di artisti emergenti (sono ben 7 sui 15 artisti scelti…) è con una buona dose di auto-compiacimento che posto la mia classifica personale basata come al solito su: emozioni suscitate, grado di innovazione, groove. Con un rapido commento per ogni disco. #goodvibes

album14

1. Sohn – Tremors
Armato di tastiera e di una voce di una bellezza disarmante, Sohn ha esordito con un disco soul capace di emozionare ad ogni nota, prendendo le distanze musicalmente dal chiaro riferimento James Blake, grazie all’inserimento di loop vocali (i propri) inediti nel genere elettronico-emozionale. La sua voce che echeggia tra le mura di Castelbuono durante l’Ypsirock14 rimane l’highlight personale del 2014.
2. FKA Twigs – LP1
Lei dice di approcciarsi alla musica R’n’b con fare punk, inteso come capacità di sovvertire regole schemi. Ne esce un oggetto musicale non identificato che è difficile togliere dall’impianto. Estensione vocale stordente, ritmi sincopati, silenzi e lamenti. Testi sbroccati e spinti. Benvenuti nel 3000.
3. Taylor McFerrin – Early Riser
Groove quest’anno può essere tradotto con il nome del nuovo adepto di Flying Lotus che, coadiuvato musicalmente da Thundercat e dai suoi bassi, sforna un album d’esordio strumentale leggero e poetico nel solco della tradizione jazz-soul di derivazione Coltraine. Anche qui un suono mai sentito prima, eppure citazionista.
4. Christian Loeffler – Young Alaska
Bastano 2 note per capire con chi si ha a che fare: un pianista norvegese con la fissa della house music ma con una chiave di lettura bass. Si può solo ballarlo e perdersi con la mente nei suoi paesaggi.
5. Fatima – Yellow Memories
Nonostante la più brutta copertina dell’anno, questa è l’uscita più sorprendente. Su produzioni di Oh No, Scoop Deville, Floting Points e Compute Jay, l’esordiente soul singer Fatima riesce a sfoderare un’ecletticità unica cavalcando beat club, veleggiando su ballate soul e sprigionando una grinta funk degna di una chour singer anni 60. Magica.
6. Illum Sphere – Ghost of then and now
Ninjatune si è giocata una delle sue carte migliori già a febbraio ed il fatto di averlo ancora in heavy rotation da allora, significa davvero che i fantasmi del titolo sono destinati a rimanere nel tempo nelle casse. Producer che fonde techno, bass music ed elettronica emozionale amalgamando il tutto in maniera soffusa ed elegante. Qui per rimanerci.
7. Caribou – Our Love
E’ il massimo esempio di commistione riuscita tra house e bass music. Il tutto condensato in un disco fatto per ballare, viaggiare, stare bene. Inaspettato.
8. SBTRKT –  Wonder where we land
SBTRKT non stupisce più come all’esordio: la formula è consolidata, così come il sodalizio con il fedele Sampa: ma che cura per produzioni e cantati, con la voglia di aggiungere qualcosa al repertorio (c’è anche del rap/grime), il mascherato porta ancora uno step più in là la sua ricerca musicale. Apprezziamo.
9. Alex Banks – Illuminate
E’ un disco che sarebbe tranquillamente potuto finire primo…se solo non fosse troppo debitore al lavoro di Jon Hopkyns e quindi suoni un po’ troppo derivativo. Magnificente, storyteller, stratificato. Sono riuscito nell’impresa di piazzargli 8 dischi davanti. Il che dice solo della qualità della musica uscita quest’anno.
10. Darkside – Psychic
E’ uscito negli ultimissimi giorni del 2013 forse per sottolineare la sua crepuscolarità. Disco unico nel panorama elettronico mondiale che prende le mosse da Dark Side of The Moon richiamandone tempi e psichedelia. Dal vivo è un’esperienza totalizzante ed avvolgente. Credo che anche Gilmoure ringrazi.
11. Godblesscomputers – Veleno EP
L’elettronica di Lorenzo Nada non ha eguali nè in Italia nè in Europa: deve molto al suono berlinese di casa Mooncircle ma aggiunge una personalissima visione degli elementi naturali. Sabbia, acqua, legno e nebbia entrano prepotentemente a rendere organica l’elettronica di oggi. Un merito non da poco.
12. Alias – Pitch Black Prism
Se riuscite oggi a trovare un producer di musica hiphop d’avangiardia (anticon) in grado di rimanere se stesso (vedi l’incisivo featuring con Doseone) ma di aggiornarsi e suonare come i migliori producer di bass music europea senza perdere l’approccio ai bassi della doppia H, fatemi un fischio. Immarcescibile.
13. Chet Faker – Built on Glass
Tecnicamente è il suo primo album ufficiale. Nella pratica il secondo. Mette i piedi uno spettacolare blues che strizza l’occhio al folk-pop americano. E’ australiano e ha una voce che non si sente spesso in giro. Difficile non innamorarsi di questo disco, o con questo disco.
14. Run the Jewels – RTJ2
Secondo capitolo per la collaborazione tra Killer Mike ed El-P, ovvero il producer e rapper che dopo aver cambiato la storia dell’hiphop con i Company Flow e con la DefJux, continua il suo percorso di distruzione e ricostruzione degli stilemi del rap americano. Un monumento vivente, un disco aggressivo e incazzato come pochi altri nel genere, basi e rap di livello inarrivabile per qualsiasi altro rapper la fuori. Bentornato 2o02 (Fantastic Damage).
15. Chrome Sparks – Gooddes
Elettronica da viaggio, da viaggi, per i viaggi. Suoni che fanno stare bene sull’asse Londra-Berlino-Australia. Una perla dall’etichetta che ci ha regalato Chet Faker. Future sound.

Luke
@lucamich23

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EL-P live al David Letterman Show! Cancer 4 Cure.

Poteva succedere qualcosa di meglio alla musica rap sperimentale? Poteva essere più riconosciuta di così? El-P ancora una volta un passo avanti a tutti per non dire 10 passi avanti, suona live davanti ad una delle platee televisive più importanti del mondo. E lo fa scon un pezzo tratto dal suo ultimo album Cancer 4 Cure. L’underground ringrazia.

 

Occhi di Astronauti: fuori ora “La città verrà distrutta domani”

Dopo oltre due anni di lavoro esce “La città verrà distrutta domani”, il primo intenso disco di “Occhi di Astronauti”, duo composto dal rapper Polly (già “Lato Oscuro della Costa” e “Delitto Perfetto”) e dal produttore Max Prod (anima musicale dei “Groovenauti”). 
Due personalità forti, esploratrici di linguaggi vocali e musicali complessi e stratificati, capaci di fondere poetica rap e paesaggi sonori elettronici in un disco di 15 pezzi che esplora le varie forme del rap nella zona grigia tra elettronica e bass-music.
A qualche anno di distanza dalle entusiastiche recensioni di album come “Doublethinkers”, “Beauty Industries”, “Amore morte rivoluzione” e “OverKill”, La città verrà distrutta domani si propone come un nuovo pianeta nel micro-universo del rap elettronico sperimentale in Italia.

Tra sci-fi ed analisi politica, tra echi dub e beat caustici sull’astronave orbitante di Polly e Max Prod anche ospiti d’eccezione come il cantautore ravennate Vis, i rapper Lord Assen, Brain (Fuoco negli occhi) e Tesuan (Mr Hellink). E ancora, nell’universo creato sull’asse Ravenna-Trento, c’è spazio anche per lui, l’asteroide alfa che ha dato il là al sotto-genere dell’hiphop che oggi non si può non definire di matrice “Anticon”: dalla Bay Area, il solo ed unico Sole, ispirato autore di una strofa perfetta in “Still Alive”, il terzo pezzo del disco.
Tra isole spaziali, notti d’oro, spiagge industriali, tachicardie e ballate del petrolchimico, non basterebbero “giorni di 100 ore” per descrivere le galassie sonore racchiuse nella “città che verrà distrutta domani”.

Max Prod & Polly aprono le porte della loro base spaziale. Si può scegliere se salirci percorrendo uno ad uno i gradini digitali (il primo si chiama “L’Isola” ed è già disponibile su www.occhidiastronauti.com) oppure richiedere il digipack ed entrare fisicamente nell’astronave. In ogni caso non dimenticarsi di indossare cuffie, casco e tuta spaziale.

Il viaggio comincia. Ascoltalo: http://www.occhidiastronauti.com/post/22897003565/lacitta

Hail Mary Mallon: lo mangi quello? Roba fresca, roba def-jux.

Domenica pomeriggio, scorro le pagine virtuali di hhv.de, sito di riferimento per la musica underground al confine tra elettronica, rap, dub step, e mi imbatto in una strana copertina che riporta un nome altrettanto peculiare: Hail Mary Mallon by Aesop Rock, Rob Sonic, Dj Big Wiz. Passa una settimana ed il disco è nelle mie mani. Sulla cover è ben raffigurata Typoid Mary aka Mary Tifoide (riconosciuta solo grazie ad una ricerca su google) intenta a somministrare zuppe infette del virus tifoide a degli ignari avventori all’interno di una locanda (la storia della vera Mary,  narra di una donna che ad inizio novecento fu prima portatrice del virus tifoide, che diffuse rapidamente attraverso il suo lavoro di cuoca). Con una cover così folle e con nomi del genere dietro a questo fantomatico nuovo supergruppo rap underground, non possono che esserci i presupposti per un disco memorabile. Tanto per cominciare i dischi stessi si presentano con una superficie verde minestrone mai vista prima, con al centro un cucchiaio per la zuppa disegnato sull’etichetta, invitante proponimento all’ascolto. Che sia un riferimento all’ingordigia che scatta naturale dal momento in cui un fan della fu def-jux (minuto di silenzio prego) legge sulla cover i nomi di 2 tra i rapper più metricamente dotati del sottobosco rap americano? Probabilmente si, trattandosi di un disco fatto da grandissimi nerd per altrettanto grandissimi nerd ascoltatori, direi che non ci si scappa.

Fatto sta che oltre a tutto il contorno la musica contenuta nel disco SPACCA e mi ritrovo a passare notti insonni ascoltando il suono che mancava nel mio soundsystem da almeno un paio d’anni, dall’ultima produzione di EL-P. Produzioni macro by Aesop Rock (con ovvi omaggi ad El-P come è sempre stato, anche se con meno genio) e Rob Sonic stessi, scratch anni 90 by Dj Big Wiz, metriche folli e cadenza giustapposta in pieno stile Bazooka Tooth, disco al quale paragono questo “Are you gonna eat it?” senza paura di esagerare. Ragazzi questo è un disco con cui sfondarsi le orecchie letteralmente. Suoni spaziali uniti a beat grassissimi di matrice Cannibal OX, riferimenti alla cultura underground…genio assoluto. Se “Felt 3”, l’ultimo progetto di Aesop in coppia con Murs era stato un disco monumentale ma con alcune debolezze nelle produzioni, questo “Are you gonna eat” riporta in auge il suono Company Flow senza riattualizzarlo troppo, non ce n’è bisogno (musica senza tempo e sempre avanti), e soprattutto senza smontarne i cardini principali, rimanendo fedele ad estetica, suono, contenuto. Insomma un disco da mettere lì e custodire come l’ennesima perla prodotta dalla fucina def-jux, nonostante il nome del produttore sulla costina del disco non sia più l’etichetta di Brooklyn ma la Rhymesayers di Minneapolis. Ma chissenefrega se lo spirito ed il livello è sempre quello dei giustapposti tanto amati, quello che ha permesso la nascita di dischi che hanno creato un immaginario completamente nuovo all’interno del panorama hiphop, una cosmologia rivoluzionaria che ha di fatto salvato la musica hiphop e l’ha sottratta al giogo degli incatenati senz’anima.

Voto 8 e non dite che sa di già sentito, con roba così bisognerebbe colazionare tutti i giorni.

“Lo mangi quello?” “Lo divoro!”.  Luke

El-P: Time won’t tell – video

Primo video ufficiale di El-p tratto dall’ultimo monumentale album strumentale “weareallgoingtoburninhellmegamixx vol3”.
Fotografia, regia e significato di prim’ordine . Buona visione:


Archivio

Disco dell’anno 2016

Chance The Rapper - Colouring Book

Libro del momento

George Clinton - La mia vita Funkedelika

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