Posts Tagged 'Future sounds'

Il mistero di Fauna e Jneiro Jarel

Chissà perché, per quali strane e contorte motivazioni che spesso e volentieri vanno sotto il nome di sviste e che ancora più spesso fanno rima con “piccoli budget e scarsa distribuzione“, dischi come “Fauna” di Jneiro Jarel vengono totalmente ignorati dalla critica musicale (web e cartacea, al di qua ed al di là dell’oceano). Ancor più peculiare il fatto di trovarsi di fronte ad un LP concettualmente impegnato, ancorché senza messaggi vocali (sarebbero superflui) ma zeppo di riverberi e di echi terrestri, in tema sia con un argomento mirabolante come quello ambientale, sia da un punto di vista strettamente musicale, con quel modo di produrre nella zona grigia tra hiphop ed elettronica che oggi è tanto osannato (a ragione!)pensando a nomi come Flying Lotus e Madlib. Beat quantizzati, synth espansi, elettronica “sporca” e ruvidamente hiphop.

Praticamente ciò che Jneiro Jarel, produttore inglese di origini brasiliane, predica da ormai 10 anni, dai tempi di “Pieces”, portando il “genere” ad un altro livello con il mai troppo osannato (a torto, marcio!) progetto “Shape of Broad mind” a nome “Dottor Who Dat?“. Fauna si inserisce perfettamente nel solco di produzioni come Shape o il misconosciuto (e distribuito solo on-line) “Beyond tomorrow” che nulla hanno a che invidiare a Flying lotus per struttura, complessità, rimandi. Anzi, sono se mai leggermente più fruibili perché meno jazzate. Però raccolgono al loro interno anche elementi di brasiliantime, afrobeat, bossanova, mescolando culture e costumi e piegando la musica alle proprie esigenze espressive.

Rimane un mistero di come Jarel rimanga fuori dal giro dei nomi che contano pure dopo produzioni del genere.
Ecco perché ho voluto nel mio piccolo rimediare, parlandovi di Fauna, disco assolutamente incantevole da inserire tra un “Keepintime” ed un “Los Angeles” con la stessa naturalezza con cui vi inserireste l’utlimo “Beat Kondukta”.

Luke

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End it all: il nuovo inizio di Beans

New York: my mic is on fire!” Il grido è di quelli forti, di quelli capaci di far intendere propositi propositivi.
E’ l’affermazione in puro hiphop style di Beans, ieri Antipop (dopo le registrazioni dell’ottimo Fluorescent Black il Nostro non ha promosso l’album in tour con gli altri 3 membri del giro) oggi Anticon (serviva un peso massimo all’etichetta di Oakland dopo la dipartita di Pedestrian prima, e di Sole dopo). E se da una parte il titolo del nuovo disco inganna “End it all”, dall’altra suggerisce un nuovo inizio per l’ MC/Slammer new yorkese.

Al giro di boa anticon, Beans si presenta con produzioni macro e con un rollercoaster di rime in chiave slam da lasciare senza fiato. Alle macchine 2 nomi: Four Tet, Bumps (le batterie di Shadow vi dicono niente?), Son lux, Nobody, Tobacco.
Al microfono il solo beans ma in piena forma e coadiuvato anche da Tumbe Adebimpe (TVOR) in un pezzo evocativo quanto aggressivo che unisce indie-rock e atmosfere dub in un connubio perfetto. Beans fa tesoro dei silenzi folk e degli extrabeat di “Tomorrow right now” sperimentando però meno rispetto al suo primo disco solista, parte dalla convinzione mostrata in “Thorn” (forse il suo disco più completo prima di questa ultima fatica) e ingloba in qualche modo anche le divagazioni jazzistiche di “Only“, fondendo tutto assieme nella sua prova più convincente di sempre.

End it all è il suo capolavoro perché nè rappresenta compiutamente tutti i lati: slammer, rapper, producer, visionario. Il tutto condensando suoni, sensazioni e vibrazioni in pezzi che solo in pochissimi casi superano i 3 (tiratissimi) minuti di durata. Affreschi dub su tappeti elettronici, contorsioni metriche e musicali liquide su beat fluidi e metamorfici. A unire il tutto una voce spaziale da “shock city maverick“. Ed è dolce naufragare negli spazi immaginari che si creano all’ascolto. Provare “Blue Movie” (il video lo trovate qui sotto). Unica avvertenza: difficile tornare indietro se non con il rewind.

Luke

Robot Koch & John Robinson: hiphop dupstep

Esce il 12 aprile il primo vero disco hiphop in chiave dubstep che si possa veramente definire tale, perchè concepito interamente in questa forma da due pesi massimi nei loro ambienti musicali. All’angolo destro il poco più che 23enne producer tedesco Robot Koch, all’angolo sinistro il mostro lirico degli Scienz of Life John Robinson. Eccovi il primo singolo “Smorgasbord”. Projectmooncircle 2011. Siamo sulla luna.


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