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“LadyE” mixtape: musica per combattere la pioggia

In una giornata uggiosa come quella di oggi, domenica 2 febbraio, ho pensato di mettermi sui miei piatti e comporre un mixtape muovedomi caleidoscopicamente tra le varie sfumature della musica elettronica contemporanea: nell’area grigia (come il cielo di oggi) tra post dub-step, post R&B, hiphop, electro soul e house. 1 ora e 20 di musica la cui matrice prima può essere sempre e solo quella black, pur non sembrandolo, a volte.

Buon ascolto, in streaming o un download (cliccando sul bottoncino apposito su soundcloud).
Più sotto trovate la tracklist completa.

https://soundcloud.com/lucamich23/luke-ladye-mixtape

Ultraista – Smalltalk (Four Tet remix)
Axel Boman – Hello
Four Tet – Buchla
Disclosure feat Sam Smith – Latch
Machinedrum – Gunshotta
Machinedrum – Rise N Fall
Flume – Sleepeless
Birdy Nam Nam – Cadillac Dream
Shlohmo – Put it
Rain Dog – Broken
Burial – Come down to us
Flume + Chet Facker – Drop the game
Frank Ocean – Pyramids
Hot Chip – Look at where you are
RJD2 feat Aaron Livingston – Love and go
The Roots 4 JDilla – Look into her eyes

Luke

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Il nuovo sound si esprime nei festivals!

IMG_3042Dopo una piccola pausa dovuta all’estate e alle sue temperature che non invitano di certo a starsene chiusi in casa a scrivere, torno a parlare di festivals musicali perchè vi dovevo qualche parola in più sul Soundwave al quale ho avuto la fortuna di assistere in Croazia un mesetto fa.

E’ ormai chiaro che il business della musica indipendente stia provando a rilanciarsi attraverso i festival che in Europa sono aumentati esponenzialmente nel corso del 2013: da Amsterdam a Berlino, da Londra a Bristol, da Barcellona a Porto, dalla Reppubblica Ceca alla Croazia, le etichette indipendenti ed i loro artisti stanno trovando sfogo in un mercato un po’ asfittico (in alcuni paesi più di altri) proprio sui palchi di festivals che invitano a suonare artisti della new wave underground su palchi spettacolari all’interno di location sempre di altissimo livello e frequentati da centiniaia di migliaia di giovani tra i 20 ed i 35 anni. Il PrimaveraSound di Barcellona è stato un esempio da questo punto di vista grazie ad una location sul mare a Barceloneta e ad artisti della scena post dubstep come James Blake, Jessie Ware, How to dress Well, Disclosure, Four Tet, Apparat, chiamati ad esibirsi davanti a migliaia di persone che di ballare della dance in riviera o di chiudersi in una discoteca non ha la più pallida idea di cosa sia.

I festival sono un nuovo movimento di fatto, che raduna persone amanti della musica indipendente, ricercata, che segna il passo di un’epoca in cui le produzioni migliori non escono più da strumenti analogici classici ma dai laptop dei produttori vent’enni e anche più giovani di tutto il mondo. Berlino ha fatto scuola in questo senso con la miriade di produttori dediti a rivoluzionare la musica eletteronica (concepita con macchine digitali) direttamente dalla propria cameretta passando poi dai festival. Los Angeles e Londra sono ora culla del movimento post dub-step che il mainstream ancor ignora impegnato com’è a seguire fenomeni come Skrillex, ma che il movimento dei frequentatori dei festival, di chi organizza le proprie vacanze all’isegna della musica, idolatra e conosce alla perfezione.

IMG_3061Luogo di culto di questo movimento sottorraneo di amanti della buona musica, è stato almeno per quest’edizione, il piccolo paesello di Tisno a sud della soleggiatissima Croazia, dove da a fine luglio è andato in scena uno dei festival più belli, intimi e significativi dell’anno. In lineup gente come Ghostpoet, Bonobo, Alice Russel, Quantic, Shigeto, Homeboy The Sandman in un crescendo quotidiano di musica compresa nella zona grigia tra elettronica, soul, funk ed hiphop. In una parola GROOVE. E perdersi nel Groove a Tisno è un’esperienza estatica data la location: palchi in riva alla spiaggia, baretti lounge affacciati sull’acqua, camping super attrezzato a pochi metri dal mainstage all’interno della pineta che circonda il village festival. Ah e poi ci sono le barche con session musicali dei main artist dedicati a 100 persone al massimo: party privati al largo dove la musica si mescola al profumo della salsedine e al gusto del sidro di mele che, un’organizzazione british come quella del Soundwave non poteva farsi e farci mancare…

Esserci è stata una grandissima occasione per capire che strada sta prendendo anche live la musica indipendente, la quale mira sempre di più a fondere live strumenti digitali ed analogici, a prolungare l’esperienza dal banale mp3 al disco alla performance che diventa sempre più fisica, solida, estatica.
E’ stata un’occasione anche per osservare come sempre più giovani al di fuori della nostra cadaverica Italia, siano capaci di radunarsi per divertirsi in maniera oltremodo corretta ballando generi musicali diversi, astenendosi dai pregiudizi e allontanandosi sempre più dal main stream che pretende di vedere tutti in fila per ballare l’ultimo singolo in stile Gam Gam Style.

Perchè beneath the surface, sotto la superficie, c’è un mondo infinito di suoni e colori da scoprire.
Salite su una barca per Tisno l’estate prossima e lo scoprirete con i vostri occhi…

 

Online il nuovo remix firmato Max Prød

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Best album 2012 – compiled by Luke

Anche il 2012 ci ha regalato diversi dischi interessanti e di indubbio valore oggettivo (per quanto questa possa essere una chiave di lettura valida per una classifica o un giudizio in generale). Tanta bass-music, qualche ottimo disco hiphop (finalmente) e qualche chicca sperimentale, meno rock indipendente (nonostante il valido Nocturn Quiet dei Mars Volta). Volendo come di consueto stilare una personalissima classifica “best of the year” ho però dovuto escludere alcuni dischi importanti come Cancer 4 Cure di El-P o alcune chicche quali il poetico disco dei producer tedeschi Sekuoia & Rain Dog o ancora l’EP del terzetto S/S/S di casa Anticon o il groovoso Awe Natural delle Thee Satisfation. Ho cercato però di inserire in questo best 15een gli album non solo più belli secondo il mio gusto personale, ma anche quelli con più personalità, quelli che oggettivamente (quanto più possibile) sono riusciti a portare spunti nuovi nel genere che rappresentano.

album 2012

1. Flying Lotus – Untill the quite comes
2. Gang Colours – The keychain collection
3. Union – Analogtronics
4. John Talabot – Fin
5. JJ DOOM – Key to the kuffs
6. Lorn – Ask the dust
7. Shlohmo – Vacation
8. Burial – Kindred
9. Bonobo – Black Sands Remixed
10.  Kendrick Lamar – Good kid m.a.a.d. city
11. Mala – Mala in Cuba
12. Hot Chip – In our heads
13. Nicolas Jaar – Space is only noise
14. Godblesscomputers – The last swan
15. Lapalux – When you are gone EP

Note/Curiosità:

– di Union si è parlato veramente poco rispetto al valore assoluto di un disco che raccoglie lo spettro completo della musica black in tutte le sue sfacettature. Il pezzo con Guilty Simpson solo per come entra il rapper in modo soft dopo oltre 1 minuto e mezzo di traccia vale da solo il terzo posto in classifica. Nuovo approccio a produzione ed arrangiamento rap.

– è il secondo anno consecutivo che al 2° posto classifico un disco della Brownswood Records, etichetta dell’inglese Gilles Peterson che dopo il seminale Ghostpoet ha scoperto questo ragazzo a nome Gang Colours che ha preso a mio parere il testimone di James Blake nel “genere” post-dubstep. Sempre grazie a Peterson, possiamo oggi ascoltare Mala in Cuba che dà al genere bass un motivo di esplorazione etnica fin’ora scarsamente interpretato.

– Kendrick Lamar è un rapper di Compton che pare aver deciso che si può raccontare il quartiere gangsta per eccellenza (da qui sono usciti i dischi più tamarri e violenti della storia dell’hiphop…a partire dagli NWA) con un approccio “leggermente” più profondo alle liriche di quanto fatto fin’ora. Il tutto con un gusto per produzioni e metriche davvero nuovo. E soprattutto con un’estetica completamente rinnovata.

– di Shlohmo, producer ventenne americano, non si sente davvero mai parlare. Ma è grazie al suo suono ovattato e acquoso che il post dubstep ha assunto un nuovo significato e legato indussolubilmente dub e hiphop. Vedasi anche i dischi di Shigeto, Salva, Jaar, Submerse, Sekuoia, tutti in qualche modo legati al modo di comporre di Shlohmo. Ci sarebbe poi un certo Robot Koch

– The Last Swan di Godblesscomputers è l’unico disco italiano in classifica, che però di italiano non ha nulla se non il “gusto” di fondo. Un disco molto intenso e sentito che unisce “wood, metal and microchips”, strumenti analogici tribali e suoni elettronici in una miscela a suo modo unica, senza forzature ne scopiazzature dai maestri Berlinesi. E non lo dico perchè si tratta di un grande amico, qui c’è qualcosa di speciale. In uscita per Equinox anche il suo nuovo lavoro Freedom is ok.

Talabot non ha bisogno di presentazioni: forse solo Rustie e Onra nell’ambiente della musica elettronica sono riusciti a fare in parte quello che ha fatto lui con Fin: reinterpretare la musica elettronica anni ’80, ricontestualizzarla e darle senso nel 2012. Un’impresa non da poco e totalmente inedita.

– infine un’ultima nota dedicata all’hiphop, genere al quale sono da sempre legato e che lentamente stava uscendo dalle mie classifiche e dagli ascolti, se non per qualche incursione targata DOOM o Kanye West. Quest’anno complici i producer Union, Jneiro Jarel, e l’eccellente Kendrick Lamar, ben 3 dischi della classifica possono essere definiti Hiphop. Mentre Flying Lotus che domina la classifica è a tutti gli effetti una personalità proveniente dall’ambiente. Segno che il genere inizia a muoversi ed allontanarsi dal pantano in cui si è cacciato negli anni zero. Non posso che gioirne.

E’ tutto anche per il 2012. Se qualcosa vi è sfuggito potrete beccarlo nei 3 mixtape recentemente prodotti da noi Groovenauti, dentro ci troverete diversi pezzi tratti anche da questi mangnifici 15.

Buoni ascolti!
Luke


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