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Le forme della musica – di rientro dallo splash festival

La musica gira. A volte fisica su formati disparati, altre invisibile tramite pure frequenze, come dalle casse di un soundsystem durante un live in cui non si capisce bene quale sia il supporto che la produce, quali siano i mezzi grazie ai quali si diffonde. La musica può essere ovunque in mille forme nello stesso momento.

Di recente ho assistito all’immenso e super organizzato Splash Festival, il raduno più grande d’Europa di musica hiphop in tutte le sue accezioni, dalle più hardcore e grezze alle sue evoluzioni più contaminate ed elettroniche. 4 palchi, 4 macro categorie sotto le quali raggruppare i diversi stili nel fare hiphop. Line up di oltre 50 artisti tra i quali: Wu Tang Clan, Antipop Consortium, Large Professor, Jachoozy, Dorian Concept, Missy Elliot, Hudson Mohwake, Guilty Simpson, Nas, Damian Marley. Una cornice surreale: da una parte il verde incantato della Sassonia e dall’altra un muro di macchinari in disuso alti 30 metri e pesanti 1300 tonnellate, modello transformers, utilizzati negli anni 60 per scavare siti minerari e cave saline. Quanto di più street accanto a quanto di più montano e outdoor. 2 mondi a confronto, un pancrazio in cui si incontrano mille stili, mille facce (stimate 100.000 persone), mille colori.

Quanto di più difficile da immaginare per un italiano abituato a mega concerti di vasco rossi o rave techno con artisti impasticcati quanto il loro pubblico. Il tutto realizzato con una estrema cura per i dettagli: dal campeggio gratuito aperto a tutti 24 su 24, all’attenzione all’immagine, a che tutto fosse coordinato e presentato con i colori, i font, gli stilemi del festival. Una cosa ben fatta insomma. E la musica ha ringraziato. Era presente sotto forma di dischi tra le bancarelle, sotto forma di artisti intenti ad ascoltare ed ascoltarsi (gli Jachoozi che seguono con devozione tra il pubblico gli Antipop consortium è una delle immagini che porterò con me nel mio personalissimo dizionario sotto alla voce umiltà e rispetto), e ancora sotto forma di strumenti con Gentleman e Damian Marley ed il loro reggae per l’Africa. Era presente sotto forma di parole, tante, grazie a MC di livello superiore in grado di rendere quanto di più funky hiphop e quanto di più hiphop funky. Magia.

Oltre a delle orecchie malandate, porto a casa molto da questo festival, su tutto una ritrovata armonia con la scena dei supporter della musica che amo, e ancora un maggior rispetto di quello che avevo prima per artisti amati comunque da sempre. Bello vederli esprimersi genuini, dare il meglio come in un loro concerto da solisti, sputare rime e note come se non ci fosse un domani, sentendosi forse pure loro parte di qualcosa di grande, di un evento capace di riunire in un paese sperduto della Germania dell’est, migliaia di persone con la voglia di ascoltare musica estremamente underground e, di riflesso, estremamente genuina.

Splash Festival, 13° edizione – Ferropolis (DE) 23/24/25 Luglio 2010

Psycho

Ringrazio Elena e Max fidi compagni di viaggio senza i quali lo splash non avrebbe avuto il senso che ha avuto.

Gallery selezionata:

Maggiori info sullo splash: www.splash-festival.com

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Consigli per gli acquisti dopo lo splash

Oltre alla musica dello Splash che ancora gira in testa, ne gira ora tantissima altra sui miei giradischi grazie a del digging selvaggio ad ore improbabili tra le bancarelle di vinylism.de e hhv.de (visitateli). Tra i vari dischi mi preme segnalarne qualcuno che consiglio a chiunque legga queste righe di acquistare o di procurarsi con ogni mezzo.

R.A. Rugged Man – Legendary Classic Vol. 1

Disco fresco di stampa (su doppio vinile color rosso sangue) che raccoglie 18 brani di cui 9 inediti (e sono rarità reperite da chissà che studio new yorkese) del genio folle del Queens al secolo Rugged Man (già protagonista della famosissima Stanley Kubrick nel 97 sulla compila Soundbombing vol.2, vero e proprio culto made in Rawkus). Legendary Classic è a tutti gli effetti già un classico fin dalla prima traccia: rime da far impallidire pure Pharahoe Monch (non scherzo), beat anni ’90 che tutti gli altri hanno perso un po’ per strada e, sull’in-lay, il racconto dettagliato da parte di Rugged della genesi di ogni singolo pezzo. Ce n’è per acculturarsi un bel po’ sulla storia dell’hiphop.

Homeboy Sandman – The Good Son

Per chi sentiva la mancanza di nuovi mc talentuosi non per forza di matrice Anticon o Def Jux, arriva questo MC new yorkese di origini arabe in grado di far ribaltare dalla sedia anche il b-boy più fissato con flou, metriche, incastri. Ancora una volta il paragone può essere fatto con Monch per certi versi. Ma la musicalità della voce è diversa, maggiormente melodica. E gira su basi ben confezionate, di derivazione totalmente est coast. Un disco annoverabile tra le migliori 3 uscite hiphop dell’anno 2010 accanto a Rugged e alla maxi produzione di Madlib (12 dischi in 12 mesi). Ed i vinili sono pure bi-color: uno color ghiaccio e l’altro blu!

Numaads – Now EP

Ultimamente le declinazioni più intriganti della doppia H provengono senza dubbio dalla scena tedesca (vedi Dorian Concep, Robot Koch, Q4, Project Mooncircle) contaminata com’è dalle influenze Dub-Step d’oltre manica pur essendo ancora legata alla forma e all’estetica black tanto radicata nella scena musicale tedesca (chiedere a John Robinson e Lewis Parker). Numaads rappresenta a pieno questa new wave europea, presentando una cantante soul di origini americane, su beat carichi e belli pieni dilatati dai bassi lenti e profondi tipici del genere dub-step. Metteteci un bel remix di Now di robot Koch (presente anche sul suo ultimo EP “Listen to them fade”) ed il gioco è fatto. Avrete un disco a metà tra Belleruche (non perdetevi il loro imprescindibile “liberty EP”), Stereotipe e Robot appunto. Gemma rara (vinile in edizione limitata).

psycho


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